Starbucks cambia le regole: obbligo di consumazione per restare nei locali. Addio al “terzo luogo” accessibile a tutti? Scopri la nuova policy e le motivazioni.
Starbucks dice basta a chi occupa i suoi tavolini senza ordinare. Dal 27 gennaio, la famosa catena di caffetterie introdurrà un nuovo codice di condotta che prevede l’obbligo di consumazione per poter usufruire dei suoi spazi. Una decisione che segna un netto cambio di rotta rispetto al concetto di “terzo luogo” tanto caro all’azienda e che avrà un impatto significativo sui clienti, soprattutto negli Stati Uniti, dove l’usanza di fermarsi da Starbucks senza acquistare nulla è molto diffusa.
Dal “terzo Luogo” al “consuma o esci”: cosa cambia da Starbucks
Il concetto di “terzo luogo” (in inglese “third place”), coniato dal sociologo Ray Oldenburg, definisce un ambiente sociale che si discosta dai primi due, la casa e il luogo di lavoro. Un posto dove le persone possono incontrarsi, rilassarsi, socializzare e sentirsi parte di una comunità. Starbucks ha sempre abbracciato questa filosofia, offrendo ai propri clienti uno spazio accogliente con Wi-Fi gratuito e comode sedute, dove poter lavorare, studiare o semplicemente passare il tempo.
Ora, però, le cose cambiano. Il nuovo codice di condotta, pensato per “tutelare il personale e la clientela e mantenere un ambiente sicuro e confortevole”, stabilisce chiaramente che per rimanere nei locali Starbucks sarà necessario effettuare una consumazione.
Le nuove regole: non solo consumazione obbligatoria
Oltre all’obbligo di consumazione, il nuovo codice di condotta introduce una serie di regole di comportamento che ricalcano norme di buon senso e di rispetto reciproco, ma che evidentemente si sono rese necessarie:
- Divieto di molestare o discriminare altre persone.
- Divieto di bere alcolici all’esterno dei locali.
- Divieto di fumare, incluse le sigarette elettroniche.
- Divieto di drogarsi.
- Divieto di chiedere l’elemosina.
Le ragioni dietro al cambio di rotta: sicurezza e redditività
La decisione di Starbucks sembra motivata da due fattori principali:
- Sicurezza: Negli ultimi anni, diversi store negli Stati Uniti sono stati costretti a chiudere a causa di problemi di ordine pubblico, legati anche a comportamenti molesti o inadeguati da parte di alcuni avventori, non sempre consumatori.
- Redditività: Un numero eccessivo di persone che occupano i tavolini senza consumare rappresenta un mancato guadagno per l’azienda, specialmente in locali con un’alta affluenza.
Un cambio di paradigma: quale futuro per il “terzo Luogo”?
Questo cambio di rotta da parte di Starbucks segna un punto di svolta per il concetto di “terzo luogo” così come era stato inteso finora. Se da un lato la nuova policy mira a garantire un ambiente più sicuro e a tutelare il business, dall’altro rischia di snaturare l’idea stessa di uno spazio aperto e accessibile a tutti, indipendentemente dalla capacità di spesa.
Starbucks non è l’unica catena ad adottare misure simili. Anche altre aziende, soprattutto negli Stati Uniti, stanno rivedendo le proprie policy di accesso ai locali, in risposta a problematiche di vario genere.
Un equilibrio difficile tra ospitalità e business
La decisione di Starbucks di introdurre l’obbligo di consumazione apre un dibattito su quale debba essere il ruolo di una catena di caffetterie nella società contemporanea. Trovare un equilibrio tra l’ospitalità e le esigenze di business non è semplice, e sarà interessante osservare come questa nuova policy verrà accolta dai clienti e come influenzerà il futuro di Starbucks e del concetto di “terzo luogo”.